Divieto di discriminazione
5 risposte sul divieto di discriminazione
- Un’azienda deve motivare una non assunzione discriminatoria?
- Il mio datore di lavoro può licenziarmi perché mio marito guadagna abbastanza?
- Devo dimostrare che una disdetta è stata discriminatoria?
- Una disdetta discriminatoria è poi considerata nulla?
- Il datore di lavoro mi può licenziare perché mi impegno per l’uguaglianza?
Un’azienda deve motivare una non assunzione discriminatoria?
Sì. Se sospettate di non essere stati assunti a causa del vostro sesso, potete richiedere all’azienda una motivazione scritta. Se alla luce di tale motivazione desiderate richiedere un’indennità, dovete proporre l’azione entro tre mesi dal momento in cui il datore di lavoro ha comunicato il rifiuto dell’assunzione.
Il mio datore di lavoro può licenziarmi perché mio marito guadagna abbastanza?
No. In Svizzera vige il libero esercizio del diritto di disdetta, ma non senza limitazioni. I lavoratori, infatti, non possono essere discriminati, né direttamente né indirettamente, per via del loro sesso. Una tale discriminazione può essere legata allo stato civile o alla situazione familiare. La disdetta dovuta al fatto che vostro marito da solo guadagna abbastanza è dunque vietata.
Devo dimostrare che una disdetta è stata discriminatoria?
No, lo deve solo rendere verosimile. Se siete in grado di farlo, è l’azienda a dover dimostrare che la ragione determinante per la disdetta è stata un’altra. Come stabilito dal Tribunale federale a maggio 2020, ad esempio, una mera riorganizzazione non è ragione sufficiente.
Una disdetta discriminatoria è poi considerata nulla?
No, in un rapporto basato sul diritto privato anche una disdetta discriminatoria è valida. Avete tuttavia diritto a un’indennità. Il tribunale calcola l’ammontare dell’indennità «tenuto conto di tutte le circostanze» e «in base al salario presumibile o effettivo». L’indennità in caso di disdetta discriminatoria equivale ad un massimo di sei mesi di salario.
Per fare valere il vostro diritto dovete fare opposizione alla disdetta per iscritto presso la controparte, al più tardi alla scadenza del termine di disdetta. In seguito dovete presentare la richiesta di indennità entro 180 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro.
In rapporto di diritto pubblico, una disdetta discriminatoria può invece essere nulla. Se i prerequisiti sono soddisfatti, il tribunale può obbligare il vostro datore di lavoro a «cessare la discriminazione», ossia a revocare la disdetta.
Il datore di lavoro mi può licenziare perché mi impegno per l’uguaglianza?
No, una disdetta ritorsiva non è ammessa. Se avete denunciato una discriminazione presso l’azienda, presso un organo di conciliazione o presso il tribunale, potete impugnare la relativa disdetta. L’impugnazione avrà successo se non sussiste alcun motivo giustificato.
La disdetta deve essere impugnata in tribunale prima della scadenza del termine di disdetta. Il tribunale può ordinare la vostra riassunzione provvisoria qualora «le condizioni per annullare la disdetta siano verosimilmente adempiute».
Siete protetti dal licenziamento per tutta la durata della procedura di reclamo, della procedura di conciliazione o della procedura giudiziaria, nonché nei sei mesi successivi.