Salute
Devo avere una cartella clinica elettronica?
Per il paziente, la costituzione di un dossier elettronico è volontaria. Solo il paziente può decidere chi può accedere alle sue informazioni.
Con il cartella informatizzata del paziente (CIP), il paziente può rendere accessibili a determinate persone del settore sanitario le informazioni relative al suo trattamento. Il fornitore può creare la CIP solo dopo aver informato il paziente sulle modalità di trattamento dei dati e sui loro effetti. Il paziente può, ma non è obbligato, ad acconsentire alla creazione di una CIP in seguito. Gli ospedali, le cliniche di maternità, le case di cura e, dal 1° gennaio 2022, anche i medici sono tuttavia obbligati a conservare le cartelle informatizzate dei pazienti.
Obbligatorio il consenso del paziente alla cartella informatizzata
Prima di aprire una CIP, il fornitore deve informare il paziente in particolare sui seguenti punti:
- Scopo della CIP;
- Elaborazione dei dati;
- Conseguenze del consenso e possibilità e conseguenze della revoca;
- Concessione dei diritti di accesso.
Se il paziente ha dato il consenso scritto, il fornitore può aprire la CIP. In caso di consenso, si presume che gli operatori sanitari possano registrare i dati nella CIP. Il paziente può revocare il proprio consenso in qualsiasi momento e senza fornire motivazioni.
Vedi anche: «Quali dati figurano sulla mia tessera d’assicurato?»
Il paziente decide sui diritti di accesso
Il paziente decide se qualcuno può accedere alla sua CIP. Se concede l'accesso, può suddividere le informazioni in diversi livelli di riservatezza: normalmente accessibile, limitatamente accessibile e segreto. Il paziente può anche escludere singoli operatori sanitari dall'accesso o, al contrario, autorizzare gli operatori sanitari a trasferire i diritti di accesso ad altri operatori sanitari.
Vedi anche: «La dottoressa può pubblicare la mia storia clinica sui social media?»