Consumo & Internet
Posso comprare articoli editoriali nel giornale?
No, anche se nessuna legge lo proibisce.
I giornalisti svizzeri sono vincolati dal Codice deontologico del Consiglio svizzero della stampa. Il Codice è un'autoregolamentazione, a cui i professionisti dei media aderiscono su base volontaria. Tra le altre cose il Codice deontologico proibisce ai giornalisti di prendere istruzioni dagli inserzionisti e afferma che la separazione tra contenuto commerciale ed editoriale dev’essere chiaramente riconoscibile in ogni momento. Regole più severe e vincolanti si applicano alla radio e alla televisione (vedi anche sotto: «I media devono essere neutrali?»).
Separazione del contenuto editoriale dalla pubblicità
Il Codice deontologico afferma nelle sue linee guida che una separazione chiara tra contenuto editoriale e pubblicità è «indispensabile per la credibilità dei media». I giornalisti «non devono minare questa separazione inserendo pubblicità surrettizia nel rapporti». Se qualcuno vuole pagare un contenuto editoriale, per avere voce in capitolo sul suo contenuto, il giornalista deve rifiutare la richiesta.
Dichiarazione di sponsorizzazione
I contenuti sponsorizzati costituiscono una forma intermedia: sono preparati editorialmente, ma finanziati da uno sponsor. Lo sponsor mira a promuovere, ad esempio, il proprio nome o marchio. Il contenuto sponsorizzato è ammissibile, a condizione che lo sponsor sia reso trasparente e che sia garantito che il giornalista è libero di scegliere ed elaborare il tema. Per esempio i rapporti su di un viaggio, i cui costi sono stati pagati da un organizzatore di viaggi, con una dichiarazione corrispondente sono fondamentalmente senza problemi. Tuttavia la libertà editoriale si applica anche qui, il che significa, per esempio, che il giornalista può anche riferire criticamente sul viaggio.
Numerose violazioni nella pratica
Come dimostrano i numerosi reclami presentati al Consiglio della stampa, la separazione tra contenuto editoriale e pagato è spesso problematica nella pratica. Il Consiglio della stampa è preoccupato per questo sviluppo e ha invitato gli editori nel 2019 a «garantire la credibilità giornalistica delle loro pubblicazioni e rispettare le lettrici e i lettori, dichiarando chiaramente e visibilmente il loro contenuto pubblicitario pagato o messo a disposizione». Da allora gli editori hanno parzialmente adattato la loro pratica in questa direzione.
Il «pacchetto di misure a favore dei media», respinto il 13 febbraio 2022 avrebbe rafforzato la separazione tra i contenuti editoriali e quelli a pagamento: almeno le offerte di media online avrebbero potuto essere sovvenzionate solo se garantiscono questa separazione.